Marco Revelli (Cuneo, 3 dicembre 1947) è uno storico, sociologo, accademico ed attivista politico italiano.

Il populismo […] è la forma informe del vuoto. Non ha una sua autonomia. Nasce quando si aprono voragini all’interno della struttura di rappresentanza democratica.

Posare lo sguardo sulle contraddizioni che agitano la società contemporanea. Cercare le domande, prima ancora delle risposte, che possano permettere di costruire una mappa sociologica, politica e, in ultima analisi, antropologica, che permetta di rendere intelligibile l’ondata populista che ha travolto la società, i partiti tradizionali e le istituzioni su cui si reggono le democrazie parlamentari occidentali.

Ecco, questa ricerca – coraggiosa – in cui si è cimentato negli ultimi anni Marco Revelli è stata divulgata per il tramite di articoli, pubblicazioni e libri e di cui è parte Turpopulismo. Un libro intervista in cui l’analisi si fa metodo, con rimandi che ricordano, in alcuni tratti, la cultura operaista della seconda metà del Novecento. Uno strumento indispensabile, l’analisi e lo studio che si fanno metodo, per lo studioso Revelli, al fine di comprendere le fibrillazioni che agitano gli emarginati, i forgotten man, che popolano quella geografia della rabbia che investe le periferie e che ha visto trionfare dapprima il Movimento 5 Stelle e poi, senza soluzione di continuità, la Lega di Matteo Salvini.

Lo studio delle periferie, dei servizi che le raggiungono – o, meglio sarebbe dire, l’assenza di tali servizi -, la linea della metropolitana piuttosto dell’ufficio dell’anagrafe, la presenza di un presidio sanitario, di un ufficio postale. L’abbandono degli ultimi. Ecco una delle faglie, divenuta in breve tempo carburante per l’odio nei confronti dei diversi, attraverso cui si è propagato il terremoto populista – turbopopulista – e che passa ineluttabilmente per lo studio della geografia della rabbia.

Un metodo, mappare il territorio, come punto di partenza per trovare risposte a domande trascurate da una politica miope e arroccata sulla mera gestione del potere. Una politica che, a dire di Revelli, facendo suo il paradigma neoliberista, ha contribuito a ridurre tutte le antiche aggregazioni sociali (classi, gruppi, ordini, ceti, comunità) ad una moltitudine di individui reciprocamente timorosi l’uno dell’altro. La disgregazione e la parcellizzazione della comunità, la società liquida di Bauman, sono ciò che caratterizzano anche il nuovo populismo, o populismo 2.0, ovvero il populismo senza popolo.