
[…] entrare nel passato è un’operazione incerta, dal momento che il passato cerca sempre, riuscendovi però solo a metà, di fare di noi quello che siamo.
Un libro che è soprattutto un atto di amore. E di questi tempi grami, permeati da cinismo e disincanto, paure e nevrosi, scrivere per rendere conto di un’amore e testimoniare in prima persona di quell’amore, essendo in parte protagonista della storia narrata, ecco, non è cosa da poco. Anzi. Il premio Pulitzer Richard Ford grazie a Tra loro è riuscito nell’intento di rendere conto di un amore, quelli per cui si prova ammirazione e, perché no, invidia. I protagonisti sono due, tre con l’autore, suo padre e sua madre. Raccontanti all’inizio della loro storia, ognuno di noi nel bene e nel male è anche una storia, negli anni della Grande Depressione. Raccontati mentre erano intenti a costruire la loro vita coniugale e professionale. Un amore, come detto. E un figlio. Un figlio che cambierà la loro vita, la loro quotidianità, senza per questo intaccare quel sentimento profondo. Un figlio che renderà conto di quell’amore scrivendo e che, nello scrivere, si troverà a fare i conti con il tempo che scorre, dilatando e deformando sensazioni e immagini – in questo spietato – e che leviga e modella i ricordi come l’acqua del mare e il vento fanno con le rocce e gli scogli.
Il libro ha una sorta di frase guida, una lanterna che aiuta a muoversi fra le righe e le pagine, dal mio punto di vista. Un figlio che, uomo adulto e affermato scrittore, scivola a ritroso nel tempo compiendo un atto di amore e di testimonianza, in questo libro più che mai sinonimi. Aggiungo, la parte del libro più delicata e densa di sfumature è quella in cui Ford racconta del rapporto con la madre. Anche, ma non solo, per il banale motivo che il padre morì quando l’autore era molto giovane e pertanto il racconto, di papà Ford, è più spigliato, veloce, immediato, meno scivoloso. Per contro, il rapporto con la madre, l’amore e gli inevitabili conflitti e incomprensioni, è un susseguirsi di delicati affreschi di un giovane che si fa uomo e che, in questo divenire, vede e sente la madre diventare una pari, adulta scrutata, descritta, da adulto. La malattia incurabile della madre, poi, il parlarne tra di loro, è la testimonianza e la luce che illumina un libro che merita e deve essere letto.
Ma era qualcosa di più della sua morte ciò che mi stava preannunciando. La vita – la sua in particolare, ma anche la nostra – stava ormai entrando in un nuovo genere di eventi. Queste cose potevano essere comprese, ecco quello che intendeva dire ma non disse con precisione. Opporvisi era senza speranza e forse perverso. Tutto questo stava diventando una delle cose che succedono. Un’inevitabilità. Meglio vederla così.