Sonata a Kreutzer

Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj è un romanzo breve che appartiene al periodo della cosiddetta crisi spirituale dello scrittore russo. Composto tra il 1887 e il 1889, emerge nitido nel testo il principio morale che domina il pensiero dell’autore.

Sonata a Kreutzer e la condanna morale

Tolstoj è irremovibile. La condanna nei confronti della licenziosità che, a suo dire, caratterizzava i rapporti tra gli uomini e le donne del tempo, tanto nel corteggiamento quanto nella vita coniugale, soprattutto presso i ceti sociali più abbienti, è senza appello. La finalità medesima del matrimonio era, a suo dire, in balìa di istinti guidati dal bisogno di soddisfare la passione per mezzo dell’amore carnale. Nulla di più riprovevole per Tolstoj. 

L’incontinenza degli uomini impediva loro, e li allontanava, da quella purezza ideale che avrebbe dovuto, al contrario, rappresentare il fine della loro esistenza. Consacrarsi alla causa dell’umanità, della patria, della scienza e in massima forma a Dio, ecco quali erano gli scopi dell’uomo per il grande romanziere russo.

La voce di Pozdnysev e quella del lettore

Nel romanzo a dar voce a quel cristianesimo intriso dello Schopenhauer della Volontà sarà un uomo, Pozdnysev, che si renderà protagonista di una sorta di monologo catartico durante un viaggio in treno. Sarà in questa circostanza che confesserà alla voce narrante il suo terribile gesto, l’assassinio della moglie. Il testo, in prima persona, vede la voce narrante ridirsi a un mero ruolo di testimonianza. Non ha nome, non si caratterizza per alcunché. Nei fatti, il lettore è la voce narrante e il destinatario della confessione. E grazie a questo artificio la maestria stilistica di Tolstoj, la sua voce, prende il sopravvento sino a offuscare il dogmatismo moralistico che lo anima.

La narrazione della donna, colpevole d’essere donna

E se la storia nel suo complesso risente del tempo trascorso per gli inevitabili riferimenti all’epoca in cui è vissuto l’autore, ciò che colpisce è l’attualità degli stereotipi culturali che caratterizzano tuttora la figura femminile.

La donna, questo è il punto, vista come oggetto, del tutto impersonale. Moralmente inaffidabile, dai costumi volutamente e di proprietà del marito.

Ma la cosa orribile era che io mi attribuivo un pieno e indiscutibile diritto sul corpo di lei, come se si fosse trattato del mio proprio corpo, e allo stesso tempo sentivo che io non ero in grado di dominare quel corpo, che esso non era mio, e che lei invece poteva disporre di esso come le pareva meglio, e nella fattispecie voleva disporne diversamente da come volevo io.

Ed ecco che si pone di fronte a questa impossibilità, impotenza, di controllo e dominio il presunto tradimento della sposa consumato con il violinista che l’accompagna in una esibizione durante un pranzo mondano organizzato da Pozdnysev. La ricerca della prova, dell’intesa, degli sguardi che potessero dare conferma al deliro. Tradimento di cui peraltro non si avrà mai conferma nel testo. Rimarrà una possibilità che, in un crescendo come la Sonata di Beethoven eseguita da due presunti amanti diventerà sempre più plausibile agli occhi ottenebrati dalla folle gelosia di Pozdnysev. Quel Pozdnysev a cui Tolstoj farà compiere una torsione improvvisa, un cambio di prospettiva che si compirà mentre l’uxoricida osserva il cadavere ricomposto della moglie. La donna, oggetto disumanizzato in vita, riacquisterà la dignità di essere vivente ormai cadavere.

Io guardai i bambini sulla porta, poi guardai il suo viso tumefatto e pieno di lividi e per la prima volta mi dimenticai di me, dei miei diritti, del mio orgoglio, per la prima volta vidi in lei una persona.

Titolo : Sonata a Kreutzer

Autore : Lev Tolstoj

Editore : Feltrinelli Editore

Pagine : 148

Prezzo : 8,50 euro