Benjamín Labatut

…nemmeno gli scienziati capiscono più il mondo. Prenda la meccanica quantistica, per esempio, la gemma sulla corona della nostra specie, la teoria fisica più precisa, più bella e di più vasta portata che si sia mai concepita. Sta alla base di Internet, dei telefoni cellulari che dominano la nostra vita, e offre la promessa di un potere digitale paragonabile solo all’intelligenza divina. Ha trasformato il nostro mondo fino a renderlo irriconoscibile. sappiamo come usarla, funziona per una sorta di miracolo, e tuttavia su questo pianeta non c’è una sola anima, viva o morta, che la capisca veramente. La mente non è in grado di districare i suoi paradossi e le sue contraddizioni.

Un villaggio abbarbicato sulla Cordigliera cilena. L’autore, Benjamín Labatut, che incontra il suo vicino, il giardiniere notturno, che parla di matematica come come gli ex alcolisti parlano di alcol. E Quando abbiamo smesso di capire il mondo si racconta e si svela, in quel dialogo, nella sua natura più intima. Un libro che è un viaggio nell’abisso e nelle vette delle scoperte scientifiche e nella ricostruzione dei caratteri degli uomini che si sono confrontati con l’assoluto della ricerca. L’autore combina la dimensione del saggio narrativo alla forma romanzo dando vita ad una biografia scientifica, unica nel suo genere.

I protagonisti del libro di Benjamín Labatut, uomini di scienza risucchiati dal demone della ricerca sul cui altare hanno immolato le loro esistenze, vengono raccontati attraverso biografie ampiamente romanzate ma inappuntabili per quanto riguarda l’aspetto scientifico e storico. La libertà della ricerca senza limiti, lo scontro tra scuole di pensiero, scoperte che hanno contribuito a plasmare e forgiare il mondo che abitiamo, e in qualche modo anche la stessa specie umana, in un rimando che come in gioco di specchi lega indissolubilmente vita e morte.

Fritz Haber, il gioco di specchi fra vita e morte

Il chimico Fritz Haber (1868-1934) nel 1907 fu il primo ad estrarre azoto dall’aria. L’azoto è la sostanza nutritiva fondamentale per far crescere le piante e – attraverso quella scoperta – il problema che per millenni aveva accompagnato l’umanità, la ricerca di fertilizzanti per eliminare il rischio di carestie veniva risolto. In apparenza. Perché il fine di Haber non era quello di eliminare il problema della fame dalla storia dell’umanità, bensì quello di fornire alla Germania la materia prima indispensabile – l’azoto – per poter fabbricare esplosivi e polvere da sparo. Vita e morte che si rincorrono senza sosta. E fu proprio Haber a pianificare il primo attacco chimico della storia militare a Ypres, il 22 aprile 1915, durante la Grande Guerra. In quell’attacco morirono cinquemila soldati francesi e algerini.

Haber proseguì nei suoi studi e, tra gli altri, creò nuove sostanze chimiche tra cui una che, se combinata con il cianuro, originava un gas pesticida dagli effetti devastanti e per questo chiamato Zyklon, «ciclone». Pochi anni dopo la sua scoperta, lo Zyklon sarebbe stato utilizzato dai naziasti come principale strumento di morte per realizzare la Soluzione finale nelle cui camere a gas avrebbero trovato la morte, tra milioni di altri innocenti, la sorellastra, il cognato e i nipoti di Haber. Haber era di origine ebraica.

Benjamín Labatut e la complessità del mondo

L’eterogenesi dei fini è da sempre elemento caratterizzante nelle scoperte scientifiche e Benjamín Labatut, accompagnandoci nella storia recente dell’umanità, ci vuole mostrare le contraddizioni che muovono il pensiero e la ricerca dell’uomo. La complessità del mondo, la sua incapacità ad essere ridotto in formule o matrici. Ecco quello che l’autore ci consegna per il periodo storico attuale. L’indicibile come tratto dominante che si è allargato, ampliato, dall’ambito scientifico, a quello della vita quotidiana di ognuno di noi.

Una particella aveva molti modi di attraversare lo spazio, ma ne sceglieva uno solo. Come? Per puro caso. Secondo Heisenberg, di nessun fenomeno subatomico si poteva più parlare con assoluta certezza. Dove prima c’era una causa per ogni effetto, adesso esisteva un ventaglio di probabilità. Nel sostrato più profondo delle cose, la fisica non aveva trovato una realtà solida e inequivocabile come quella a cui ambivano Schrödinger e Einstein, regolata da un dio razionale che muoveva i fili del mondo, ma un regno di stupore e stranezza, figlio del capriccio di una dea dalle tante braccia che giocava con il caso.

Titolo : Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Autore : Benjamín Labatut

Editore : Adelphi

Pagine : 180

Prezzo : 18,00 euro