Ho deciso d’impiegare questo vuoto scrivendo. Per tenere a bada i presagi, e per trovare un modo migliore di pensare tutto questo. A volte la scrittura riesce a essere una zavorra per restare piantati a terra. Ma c’è anche un altro motivo: non voglio perdere ciò che l’epidemia ci sta svelando di noi stessi.

L’urgenza della riflessione, della riflessione a cui dare una forma compiuta traducendola in parola scritta. Paolo Giordano attraverso Nel contagio compie questo esercizio. Scrivendo quello che il mercato dell’editoria definirebbe, e forse in parte lo è, comunemente come un instant book, un testo pubblicato rapidamente per soddisfare le esigenze del mercato legate all’emozione di un fatto di cronaca vivo nella coscienza dei cittadini, Giordano, racconta della pandemia dovuta al Covid-19 e delle sue implicazioni e ricadute sul nostro modo di vivere e pensarci tanto in rapporto alla comunità cui apparteniamo quanto all’ecosistema – alla natura, all’ambiente – che ci accoglie al pari degli altri esseri viventi, virus compresi.

Nel contagio è una riflessione in cui si sovrappongono due piani, quello individuale e quello collettivo. Da un lato, Giordano ricorda avvenimenti della sua infanzia, per trasmettere quel senso di isolamento forzato che si è ripresentato durante il lockdown – è il caso di come ha vissuto una malattia esantematica – quanto dei giorni del febbraio marzo 2020 e dei dubbi che iniziarono ad affiorare su quella che sarebbe stata da lì a poco la nuova vita quotidiana del tempo che sarebbe venuto, tra appuntamenti letterari annullati e cene con amici in cui si provava ad immaginare un ipotetico domani. Dall’altro, ci accompagna in una visione d’insieme, prendendo, di volta in volta, il punto di vista del fisico, che pur gli appartiene di diritto per formazione, raccontando della riproducibilità e dell’indice di contagio – il famoso «erre-con-zero» – e quella dello scrittore, raccontando della concatenazione di causa ed effetti che hanno determinato la nascita e l’inarrestabile dilagare della pandemia del Covid-19 e del posto e del ruolo avuto dall’uomo collegato allo sviluppo incontrollato della sua presenza – fisica e commerciale – sul pianeta Terra.

E poi il tempo sospeso del contagio che viene raccontato per quello che è stato ed è tuttora, il momento della riflessione, del ripensamento dei comportamenti individuali e collettivi in una società mai così interconnessa e dipendente, nel bene come nel male, dalle scelte dei singoli. Dei giorni preziosi che, come recita il Salmo 90

Insegnaci a contare i nostri giorni

e acquisteremo un cuore saggio