Napoleone

‘’Le guerre non erano il frutto malato dell’ambizione di un uomo, ma la conseguenza dello scontro senza quartiere tra vecchio e nuovo, tra passato e avvenire, in cui diceva di essere stato trascinato suo malgrado. Avrebbe apprezzato la distinzione che Antonio Gramsci registra nei suoi Quaderni del carcere: esiste un cesarismo progressivo e uno regressivo, categorie da verificare ogni volta nei loro contesti storici. Il primo aiuta le forze progressiste a trionfare, sia pure a prezzo di certi compromessi, e si può incarnare in Cesare e Napoleone I; il secondo aiuta le forze regressive, come nel caso di Napoleone III e Bismarck.”    

Duecento anni fa moriva Napoleone. Il bicentenario della scomparsa è stato accompagnato da una corposa pubblicazione – e riedizione – di opere che hanno come protagonista il leader corso. Tra le uscite merita una menzione Napoleone in venti parole di Ernesto Ferrero, per Einaudi. Qui originalità e accuratezza si uniscono e rincorrono pagina dopo pagina. Lo scrittore torinese, già direttore del Salone del libro di Torino dal 1998 al 2016, non è la prima volta che si confronta con la figura di Bonaparte. Lo aveva già fatto attraverso N., premiato con lo Strega nel 2000, in cui venivano ricostruiti i trecento giorni dell’esilio elbano.

Venti parole per Napoleone

In Napoleone in venti parole N. viene osservato, indagato, attraverso altrettante parole che assumo il ruolo simbolico di venti specchi pronti. Il tutto in un raffinato gioco di immagini, che spezzano e ricompongono la complessa figura di Bonaparte. Ci viene così riconsegnata una dimensione parzialmente inedita dell’uomo che per un ventennio ha segnato e plasmato, il destino dell’Europa.

Il libro si apre con il capitolo intitolato “L’uomo” e si chiude con “Il mito”. Pagina dopo pagina Napoleone emerge e svela un tratto comune. Tratto applicabile ai vari ambiti della sua vita, sia privata che pubblica, civile che militare, caratterizzato dal credo nel merito indipendentemente dalla provenienza sociale. Non secondaria la sua attenzione maniacale al budget e alla buona gestione delle spese. L’indubbia capacità visionaria a cui faceva seguito una ferrea determinazione nel realizzare i suoi progetti rivoluzionari contribuirono a renderlo quasi al pari di una figura mitologica ai suoi contemporanei.

Le contraddizioni dell’uomo N.

Non ci sono dubbi che N. sia stato il simbolo di un mondo che stava cambiando e più di altri ha incarnato, pur nelle contraddizioni del rivoluzionario che si fa despota, l’uomo in cui pensiero e azione sono diventati una sola cosa per riuscire a cambiare radicalmente, e nella fondamenta, la società.

La fine dell’Ancien Regime, il liberalismo e i moti rivoluzionari ottocenteschi non sarebbero stati possibili, almeno nei tempi e nei modi, senza l’opera di Bonaparte. Un uomo contemporaneamente tiranno e rivoluzionario, despota e levatrice del mondo nuovo.

‘’L’Imperatore, quest’anima del mondo, l’ho visto cavalcare attraverso la città per andare in ricognizione. In verità è una sensazione meravigliosa vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, si irradia sul mondo e lo domina […]. Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Lettera a Friedrich Niethammer’’