Attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati dalla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli animali, Lucho ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all’umanità i concetti della diversità, dell’uguaglianza, del rispetto dell’altro e della solidarietà. La sua posizione personale di uomo e di cittadino del mondo. Era quella la miniera della sua immaginazione
Carmen Yáñez
Febbraio 2021
16 aprile, l’addio a Luis Sepúlveda
Ogni anno sarà triste levarsi dal letto il 16 aprile. Arriverà, il 16 aprile, come una pena da espiare, come un dolore che non trova né pace né giustizia. E sarà triste perché ci ricorderemo che gli occhi neri e profondi di Luis Sepulveda sono spenti alla vita e alla luce del mondo proprio in quella giornata.
Il corpo forte, robusto, dell’adolescente cileno che sognava di giocare a pallone come centravanti. Del giovane combattente rivoluzionario. Dell’esiliato e militante di Greenpeace che ha sfidato petroliere e baleniere per i mari di tutto il mondo. Dello scrittore che ha dato voce a chi voce non aveva, alla fine si è arreso alle complicazioni seguite al contagio da Covid-19. Troppo affaticato da una vita che mai lo ha visto fare un passo indietro, anzi. Generoso con gli amici come inflessibile nel denunciare i soprusi perpetrati in nome e per conto del potere e del profitto ad ogni costo.
La grande e spontanea commozione che si è diffusa, l’internazionale dei lettori e degli amanti dei libri, quando abbiamo appreso la terribile notizia, ha provocato un’ondata di commozione e lutto generale. Orfani, ecco, ci siamo sentiti improvvisamente tutti più soli.
Luis Sepúlveda, Lucho, non era più.
Una parte della nostra avventura per il mondo, quella che eravamo riusciti a vivere attraverso i suoi libri, il suo nominare le cose e, per questo, farle accadere, non sarebbe più stato.
Una voce resa muta, ma che continuerà a parlarci
La voce del cileno errante era muta ormai. Ed ecco che quella pagina, chiusa così bruscamente dalla morte in una camera d’ospedale nelle Asturie, ha ripreso svelta a comporsi di nuovi caratteri. Le vele si sono nuovamente dispiegate, il cammino è ripreso, grazie a chi, di Luis Sepúlveda, si è fatta voce in Italia. Lei è la sua traduttrice Ilide Carmignani. E regalo più bello non poteva esserci per noi orfani se non ascoltare nuovamente Lucho in prima persona che si racconta, e racconta la sua vita al gatto Diderot utilizzando la forma della favola. Che è poi la fortuna e la grande capacità di Luis Sepulveda. Raccontare a tutti dagli 8 agli 88 anni quelle storie che sono necessarie per vivere in armonia e rispetto con la natura e con gli uomini che incontriamo sul nostro cammino. Quella forma alta di condivisone della parola che Sepulveda apprese in prima persona dal popolo shuar mentre lavorava come antropologo a un progetto dell’Unesco sulla biodiversità in Amazzonia.
Ci mancherai, Lucho.
Ma se il dolore sarà un po’ meno cattivo e se potremo alzare gli occhi al cielo cercando una gabbianella mentre accarezziamo un gatto che ci fa le fusa, beh di questo è merito della tua companera de camino Ilide Carmignani. Un bicchiere di vino rosso, Volver in sottofondo, alla tua Luis Sepúlveda.