Emmanuel Carrère (Parigi, 9 dicembre 1957) è uno scrittore, sceneggiatore e regista francese.

Perché vuole scrivere un libro su di me?”.  Sono colto di sorpresa ma rispondo, con sincerità: perché ha – o ha avuto, non ricordo più il tempo che ho usato – una vita appassionante. Una vita romanzesca, pericolosa, una vita che ha accettato il rischio di calarsi nella storia. E a questo punto Eduard dice qualcosa che mi lascia di sasso. Con la sua risatina brusca, senza guardarmi: ” Già, una vita di merda”.

L’estratto di questo colloquio fra l’autore del libro, lo scrittore Emmanuel Carrère, ed il protagonista, Eduard Limonov, al secolo Eduard Salenko, coglie, il senso ultimo, l’essenza oserei, del testo…ovvero la ferrea volontà, ostinata, dimostrata dal protagonista di assecondare pienamente la sua vocazione, quella di immergersi il più a fondo possibile nella realtà. Una realtà che, di volta in volta, ha assunto le sembianze più diverse e disparate, oscillante fra le periferie moscovite frequentate da scrittori e poeti underground e i bassifondi americani, vivendo da barbone e domestico tra tossici e puttane. Una realtà che ha voluto dire, per Limonov, da acceso fan slavofilo e filo serbo, raccontare e partecipare attivamente alla guerra dei Balcani, scrittore e soldato fra i soldati – in questo caso le Tigri del famigerato Arkan – quale novello D’Annunzio russo. E poi, ancora, attivista politico nella odierna Russia putiniana, alla guida di un piccolo movimento il cui collante ideologico è uno strano impasto tra la nostalgia per il glorioso passato comunista e gli slanci vitalistici e culturali della destra post fascista e nazionalista.

Insomma, una biografia romanzata – o un romanzo biografico – in cui emerge soprattutto il desiderio di sentirsi vivo e di sentire la vita bruciare dentro di sé come prova di vita reale e di vitalità.

Paragonabile, con tutti i distinguo del caso, a quando noi, ragazzi, si immergeva il capo sottacqua e si teneva immerso sino a quando il fiato iniziava a venire meno, solo per il gusto di sentire le tempie pulsare come un tamburo e il cuore correre all’impazzata…e tutto ciò era prova di vita che si dibatteva dentro di noi..il vuoto, o il senso di vuoto, che si colmava con la ricerca di energia, con la ricerca piena di se stessi.

Ecco, Limonov questo ha fatto e starà facendo ancora oggi per il mondo. Una ricerca portata al limite, il proprio. Una ricerca della propria autenticità, un monito valido per ognuno di noi.