«Dipende. Io non so se gioco».
«Come sarebbe che nun lo sai?», gli chiede Oddi, e dentro la sua voce s’ammucchia come pecore contro un’acquazzone tutta l’angustia che in questa vigilia stanno a provà fra le case senza cessi al Trullo o al Quarticciolo, in quelle borgate di legno e di lamiere, ricoveri in cartone che il cinema e i romanzi hanno dipinto di lirismo, ma che rimangono tumori di cemento, dove solo una partita di pallone ti fa sentire parte di qualcosa, fuori dal ghetto.
La Lazio di Maestrelli e Chinaglia emblema degli Anni Settanta
Raccontare gli Anni Settanta, le contraddizioni e le violenze che hanno percorso quel decennio, attraverso le vicissitudini di una squadra di calcio, la Lazio di Maestrelli e di Chinaglia. Questo è l’escamotage narrativo, riuscito e affascinante, utilizzato da Angelo Carotenuto ne Le canaglie, un gioco di specchi e continui rimandi tra l’Italia e la Lazio che va dall’ottobre del 1971 al gennaio del 1977.
Un periodo irripetibile
Questo è il periodo in cui si racchiude l’epopea irripetibile di un pugno di uomini, definiti dalla penna di Giovanni Arpino cowboy, in grado di far ritorno in Serie A e in un breve volgere di tempo, affermarsi come Campioni d’Italia per poi far ritorno, altrettanto velocemente, ad una mediocrità figlia di dolorosi addii e tragici lutti. La partenza della bandiera e simbolo Giorgio Chinaglia per gli Stati Uniti e le morti – in meno di due mesi – dell’uomo che rese possibile tutto ciò, il mister Tommaso Maestrelli, e del talento più puro di quella squadra, Luciano Re Cecconi.
Il fotografo Marcello Geppetti
A raccontare in prima persona quel lustro è Marcello. Un personaggio di fantasia-ma-non-troppo, come ha confermato lo stesso Carotenuto. Fonte d’ispirazione è stata la vita professionale del fotografo Marcello Geppetti e per il suo tramite, si racconta il cambiamento della professione del fotoreporter, con il progressivo ingresso nel mondo dello sport e del calcio in particolare. Lentamente abdicava il gossip figlio degli scatti della dolce vita in favore del mondo nuovo degli sportivi. Era il segno dei tempi, l’irruzione dei giocatori di pallone nel mondo dello star system e che andavano a animare le notti romane e diventarono ben presto, argomento di discussione e intrattenimento per tifosi e non.
La perdita dell’innocenza
Le canaglie è un romanzo che genera un piacere oserei dire fisico se viene letto, in alcune sue parti, a voce alta. Si apprezza così un insieme di vocaboli romani, e una sonorità collegata, che in gran parte si va perdendo in un romanesco da macchietta e varietà che oggi va per la maggiore. Ed è proprio il tema della perdita, assieme al racconto di cos’era l’Italia in quegli anni, l’altro elemento fondamentale del libro. La perdita nella vita privata, attraverso lutti e scomparse che sconvolgeranno le vite dei protagonisti. La perdita dell’innocenza, ed ecco fare la comparsa l’utilizzo diffuso e disinvolto delle armi da fuoco come simbolo tanto degli anni di piombo quanto come compagne di vita nella quotidianità delle persone comuni e finanche divertissement per gli stessi giocatori di calcio.
Il mondo del calcio che fu
Un omaggio a un mondo che non c’è più, in estrema sintesi. Il calcio fotografato poco prima che incrociasse il mondo dell’entertainment e del divismo. I giocatori descritti, i più almeno, alle prese con una vita fatta di alloggi con tinelli e mogli ragazzine sposate nel paese dove erano nati e cresciuti. Si badi, non un’operazione di nostalgia ma il raconto – per certi versi anche disincantato – di un’Italia e di una squadra di uomini, prima che di giocatori, che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia del nostro Paese.
Titolo : Le canaglie
Autore : Angelo Carotenuto
Editore : Sellerio editore
Pagine : 354
Costo : 16,00