Domenico Starnone ( Napoli, 15 febbraio 1943) è uno scrittore, sceneggiatore e insegnante. Vincitore del Premio Strega nel 2001 con il romanzo Via Gemito.

Disse: mostraci come fai, e mi resi conto che anche lei, pur prendendo in giro il fratello, stava cercando, con quella storia dei lacci, la prova che non ero un signore qualsiasi cui bisognava attribuire il ruolo di padre, ma qualcosa in più.

Lacci è un romanzo raffinato nella prosa e crudele ed essenziale al tempo medesimo. Il timbro, il suono inconfondibile della scrittura di Starnone si fa strada dolcemente tra le righe, nei capoversi di Lacci. Nulla è lasciato al caso, la scrittura è riportata all’essenziale senza negarsi, a tratti, una levità, una dolcezza, quasi barocca.

Ma adesso eccoci qui, lei e io, tra i nostri bagagli. Viviamo insieme da cinquantadue anni, un filo lungo di tempo raggomitolato.

Ed ecco emergere un ricordo, un aneddoto, una sfumatura utile a comporre il racconto del dolore di una vita vissuto da una coppia – e dai loro due figli – e dalle contraddizioni e lacerazioni che provoca l’amore quando si trasforma, si trasfigura, in un sentimento altro.

E proprio questo sentire indicibile diviene oggetto di ricerca del libro nonché filo invisibile – ecco la metafora dei lacci – che tiene avvinti a sé un uomo, una donna e bambini che si fanno adulti rimanendo figli. Un romanzo corale, in cui la voce dell’io narrante assume di volta in volta il tono di uno dei protagonisti del romanzo.

Raccontare e cercare quello che non si può raccontare o cercare con la sola ragione. Ed ecco, allora, che la scrittura di Starnone da esercizio di stile si fa esperienza di vita, con le miserie e gli eroismi di tutte le esistenze, e viaggio nel dolore, senza tralasciare per questo punte di ironia, accompagnata, in questo, dalla voce di uno scrittore degno di essere tale. E questo è il merito più alto di Starnone, far vivere e aggiungere vita a chi legge le sue pagine.

Nelle case c’è un ordine apparente e un disordine reale.