Norman Mailer, a sinistra, insieme a Muhammad Ali. Mailer (Long Branch, 31 gennaio 1923 – New York, 10 novembre 2007) è stato uno scrittore e giornalista statunitense.

Era stata la sua scelta fin dall’inizio [di rimanere poggiato alle corde] e si trattava dell’opzione più pericolosa a sua disposizione. Perché finché Foreman era in forze, restare alle corde era sicuro come correre in monociclo su un parapetto. Ma d’altro canto, cos’è il genio se non equilibrio sul bordo dell’impossibile?

Provate ad immaginare uno scrittore, appartenente alla corrente della Beat Generation nonché vincitore del Pulitzer, inviato nel cuore dell’Africa nera, lo Zaire già Congo belga, impegnato a raccontare un match di pugilato.

Immaginatelo alle prese con gli umori, i colori, il senso del sacro e del magico, le contraddizioni e le miserie che aleggiano negli abitanti, sul suolo e nei vapori delle acque africane. Ecco, La sfida di Norman Mailer è la narrazione, per nulla scontata, di un evento sportivo, la sfida tra George Foreman e Muhammad Ali per il titolo di campione del mondo dei pesi massimi, arricchita dalla prosa sapiente, e ricca di sfumature, di uno scrittore tra i principali della letteratura americana del secondo dopoguerra.

Il momento decisivo dell’incontro, all’ottavo round Foreman è a terra. Ali ha appena assestato un micidiale gancio sinistro al volto del campione. Ali riconquistò i titoli dei massimi persi setti anni prima, revocati a causa del suo arresto per reninentenza alla leva. Ferma era stata la sua opposizione al conflitto in Vietnam.