Don DeLillo

Nell’aria c’era ancora il boato, il tuono ritorto del crollo. Il mondo era questo, adesso.

L’America dell’Undici Settembre ne L’uomo che cade di Don DeLillo è raccontata attraverso due piani narrativi. Due livelli apparentemente distanti e inconciliabili ma in realtà irrimediabilmente uniti e attratti nella comune voragine rappresentata dal World Trade Center di New York.

L’America dell’Undici Settembre negli occhi di Don DeLillo

DeLillo sapientemente accompagna il lettore nel dopo e nel prima Undici Settembre. Lo fa attraverso il racconto delle vicissitudini affrontate, da un lato, da una famiglia dell’upper middle class newyorkese e, dall’altro, con la voce di Hammad, medium per mezzo del quale la preparazione e la materializzazione dell’attentato prende corpo nelle pagine del libro.

E, come in un gioco di specchi, il tempo e gli eventi che si rincorrono trovano una possibile – e, perché no?! plausibile – giustificazione nell’America dell’Undici Settembre. Un senso che affonda le radici nell’atto concreto del crollo delle Torri, immagine apocalittica nel pieno senso etimologico del termine, rivelatrice.

– Ma è proprio per questo che avete costruito le torri, no? Non sono forse state costruite come fantasie di ricchezza e potere destinate un giorno a trasformarsi in fantasie di distruzione? Una cosa del genere la si costruisce soltanto per vederla crollare. La provocazione è evidente. Altrimenti perché spingersi cosi in alto, e poi raddoppiare, farlo due volte? In fin dei conti è una fantasia, perché non realizzarla due volte? In pratica e come dire :«Ecco qua, ora buttatela giù».

L’uomo che cade ci mostra distruzione di vite e di equilibri, non solo geopolitici ma anche familiari. Dal globale al particolare, con nuovi possibili punti di equilibrio, anche se precari.

La vita di Keith e Lianne, la coppia protagonista del romanzo, raccontata mentre è intenta a cercare possibili risposte agli angosciosi interrogativi privati, intimi, individuali, che l’attentato ha finito col portare a galla. Hammad, al contrario, troverà progressivamente pace nella ricerca di verità attraverso la partecipazione al gruppo di preghiera della moschea di Amburgo guidato da Amir. Amir, al secolo Mohammed Mohammed el-Amir el-Sayed Atta ovvero il terrorista egiziano che sarà a capo del commando suicida dei 19 dirottatori degli attentati dell’Undici Settembre.

L’uomo che cade

Ecco che Don DeLillo ci racconta di un equilibrio sospeso. Sospeso proprio come quello rappresentato dall’uomo che cade, artista perfomativo che ripeteva senza mai annunciare luogo e orario il suo cinico spettacolo. Tutto questo in un gioco di rimandi con l’orrore del The Falling man, l’uomo ritratto nello scatto di Richard Drew nell’atto di precipitare dalla Torre Nord. La realtà e la sua rappresentazione, un rapporto simbiotico a cui non è sfuggita nemmeno l’America dell’Undici Settembre.

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