Amos Oz ( Gerusalemme, 4 maggio 1939 – Tel Aviv , 28 dicembre 2018 ).

[…] Gerusalemme esisteva davvero su questa terra o non era altro che un’idea sottile e astratta che chi si ostina a cercare nel mondo della realtà non potrà che perderla?

Finché morte non sopraggiunga è una raccolta di racconti, due per la precisione, scritti da Amos Oz negli Anni Settanta ed edita in Italia da Feltrinelli nel 2018. Le pagine di Amore tardivo e Finché morte non sopraggiunga, questi i titoli dei due racconti, sebbene vedano le vicende collocate in epoche storiche e geografiche molto lontane, la prima nella Tel Aviv degli Anni Settanta del Ventesimo secolo e la seconda nella Francia del 1096 ai tempi della Prima Crociata, recano nella narrazione un comune fil rouge, ovvero il senso di una cupa tragedia imminente per la terra d’Israele. 

Oz, da profondo conoscitore e amante della parola scritta, illumina con la sua prosa gli oscuri anfratti presenti nell’animo umano. Angoli bui abitati da vizi che non si riescono a smettere, antiche ferite e dolori. I personaggi dei due racconti, il vecchio conferenziere itinerante Shraga Unger e la scombiccherata armata di crociati, disvelano, fanno emergere, il lato oscuro dell’animo umano e i suoi effetti distruttivi, la sua capacità di rovesciare la trama di un libro, la vita di un individuo, il destino di un popolo.

Ed ecco, allora, arrivare in soccorso Oz con le pagine dei suoi libri a rischiarare quei pertugi, pagine luminose come lo erano i suoi magnifici occhi azzurri. Pagine in cui si racconta di come odio, fanatismo e le paure più disparate che abitano l’animo umano siano parte integrante del vissuto quotidiano e come possano disvelarsi nella loro banale e assurda ferocia anche in epoche storiche assai lontane tra loro. Alla fine di tutto, la grande lezione che ci ha lasciato Amos Oz, è che ciò che rimane, in ultima analisi, è la scelta dello scrittore, la testimonianza e la comprensione come forma resistenza di colui che scrive.

Io li ho visti con i miei occhi, gli spazi sconfinati, immensi. Solo la scelta delle parole sta fra me e loro.