Forse, quello che si dovrebbe fare è cercare qualche situazione analoga alla situazione di disperazione delle persone che sbarcano, provando ad avvicinarsi così alla comprensione di ciò che accade, se esiste mai al mondo una analogia possibile che possa aiutare a capire quel senso di smarrimento che ho ravvisato in loro. Per esempio, penso a ciò che per ora sta vivendo lo zio Beppe, con la comparsa di un linfoma, dopo che avevamo già sconfitto un cancro anni fa… non so se mi riesco a spiegare… parlo di quelle situazioni in cui uno griderebbe: “Ma che debbo fare?” e non ottiene risposta.
Un libro sorprendente Appunti per un naufragio di Davide Enia, testo edito da Sellerio.
Appunti per un naufragio
Come recita il titolo, è l’approdo dei migranti sull’isola di Lampedusa il centro nevralgico. Una vicenda che assume le caratteristiche del reportage narrativo grazie alla presenza fisica e alla testimonianza diretta dell’autore rispetto agli accadimenti narrati. Enia, all’interno dell’evento principale, che caratterizza il testo e ha per oggetto, l’approdo dei migranti, inserisce, con delicatezza, un’altra storia di vita. E l’altra storia è quella intima e personale dell’autore, quella della sua famiglia, più precisamente del suo rapporto con il padre e con lo zio.
Nella scrittura di Enia non c’è spazio per il superfluo. Non si trova traccia di parole inutili. Il barocco e il ridondante non hanno dimora in pagine in cui l’unità di misura principale è l’essenziale. Come in un’operazione di recupero, quando un barcone si rovescia al largo e il confine tra la vita e la morte è fatto di rapidi gesti da compiersi in pochi attimi.
Un libro che prende vita
Appunti per un naufragio è un libro con un suo timbro proprio, chiaro e definito. Invita a essere letto liberamente, a voce alta, quasi che questa modalità di lettura possa contribuire ad arricchire, se possibile, l’esperienza, come se ne evocasse la sua più intima natura. E sembra di veder prender vita le parole. Ed è subito una danza, ritmata tanto dal dialetto quanto dai tempi e dai silenzi del parlare degli isolani, a cui si uniscono i corpi e gli occhi e i muscoli dei nuovi arrivati, corpi vivi e corpi tragicamente abbandonati alla morte. E poi il Libeccio e la salsedine, i profumi mischiati di tabacco e caffè, gli uomini della Guardia Costiera, i sommozzatori, i volontari della Croce Rossa. Tutto si tiene, nulla è superfluo.
Il ritmo della narrazione è un continuo alternarsi e tenersi tra i due piani narrativi. Il confronto diretto con il fenomeno migratorio, con i bambini e le donne e gli uomini, la prassi meticolosa e la macchina dell’accoglienza, la frontiera che si frantuma e si confonde sul molo. E quell’altra, di frontiera, quella tra padre e figlio, che si fa anch’essa mobile, e che si ridefinisce alla luce delle nuove esperienze di cui entrambi saranno testimoni. Appunti per un naufragio è un libro a cui val la pena dedicare del tempo, non sarà sprecato.