Ma le confessioni, per quanto rispondessero agli interrogativi di come e perché, non soddisfacevano la sua esigenza di una ragione di quell’avvenimento. Quel delitto era un incidente psicologico, un atto virtualmente impersonale […]. […]. Duntz chiede a Smith :«Complessivamente, quanto denaro avete ricavato dai Clutter?»
«Tra i quaranta e i cinquanta dollari.»
Può un libro determinare uno snodo nella storia della letteratura e del romanzo? In altre parole, dare il là a un prima e a un dopo la sua pubblicazione? Ecco, A sangue freddo di Truman Capote è stato per molti versi l’epifania di un nuovo genere letterario, il new journalism o altrimenti conosciuto come romanzo-reportage. Pubblicato inizialmente nel 1965 a puntate sul New Yorker, l’anno seguente venne edito come libro.
La vicenda prese spunto da un fatto di cronaca, l’efferato omicidio di una famiglia di agricoltori benestanti del Kansas, i Clutter, avvenuto nel novembre del 1959 presso la cittadina di Holcomb. Venuto a conoscenza del caso, Capote, insieme all’amica Harper Lee, decise di partire alla volta del Kansas per scrivere un reportage giornalistico. Non andò così, o almeno non del tutto. Lo scrittore lavorò per sei anni al caso dei Clutter e alla storia dei loro due assassini, Perry Smith e Dick Hickock. Attraverso visite nei luoghi dove si era svolta la vicenda, interviste agli abitanti della zona, agli agenti coinvolti nella risoluzione del caso e, soprattutto, tramite un lungo ciclo di interviste ai due assassini, Capote si immerse a tal punto nella vicenda da ricavarne un libro che, per l’appunto, avrebbe aperto una nuova via alla letteratura. Era il reportage giornalistico, la cronaca dei fatti, che veniva tradotta, riportata, incardinata, nella forma del romanzo. E in questo, la voce narrativa, il timbro di Capote, avrebbero contribuito a rendere il racconto di un crimine premeditato, la rapina e il massacro di una famiglia di agricoltori ad opera di due sbandati, un capolavoro della letteratura.
L’autunno ripaga il Kansas occidentale di tutti i mali imposti dalle altre stagioni: i rabbiosi venti invernali del Colorado e le nevi alte fino ai fianchi, sterminatrici di pecore; il fango e le strane brume di terra della primavera, e l’estate, quando persino i corvi ricercano l’esigua ombra e la cuprea infinità delle spighe di grano avvampa. Infine, dopo settembre, giunge un altro tempo, un’estate di San Martino che a volte si protrae fino a Natale.