Un muro di cemento, un graffito realizzato dal più celebre e mediatico esponente della street art, Bansky, che rappresenta Steve Jobs. Il luogo? L’ingresso della Giungla, a Calais, profondo Nord della Francia, sguardo rivolto al mare e alla Gran Bretagna.

Quello che mi interessa è poter scrivere un reportage esattamente nello stesso modo in cui scriverei un libro.

Quando si parla di migranti, il mare è sempre presente. Il viaggio. L’Odissea, per l’appunto. Ma ritorniamo a Calais, città di settemila anime, che ha visto crescere un’altra città al suo fianco, al suo interno. La Giungla. Accampamento transennato e recintato, posto tappa obbligato per tutti i migranti e i disperati che sognano la Gran Bretagna, da raggiungere possibilmente saltando sul cassone di qualche camion che si appresta ad attraversare l’Eurotunnel. Ecco, Calais è il paradigma dell’Europa odierna. Un luogo privilegiato per comprendere le dinamiche della migrazione e le contraddizioni e i grumi di rabbia che agitano e animano i cittadini europei. Luogo privilegiato e, per questo, fatto oggetto di indagine e osservazione da parte di Emmanuel Carrère, artigiano francese della parola scritta. Osservazione. Chi leggerà A Calais troverà questa parola più volte nello scritto di Carrère. Osservazione, delle paure e della rabbia di una popolazione locale che lentamente ha visto chiudere le principali attività produttive presenti sul territorio a causa dello rivoluzione industriale e tecnologica degli ultimi decenni. Una popolazione che invecchia, stanca e sfiduciata nel domani. Una società sconfitta e, per questo, spaventata. Uomini e donne sconfitti e spaventati dal mondo che cambia, aggredendo le vecchie conquiste e sicurezze sociali, e che si vede raggiungere, sfiorare, toccare, da una migrazione biblica – un esodo – di altri uomini e donne che fuggono da fame, miseria e guerra. Un incontro tra disperati. Una convivenza impossibile. Un fenomeno che, tranne rarissimi casi, è derubricato a gestione dell’ordine pubblico, senza sostegno sociale e umano per chi migra e per chi vede comparire sotto il suo sguardo i migranti. L’osservazione, e scoprire che che cambiare punto di vista – difficile – può aiutare a cambiare concretamente i fatti del mondo. Osservare e guardare l’altro. Assumersi la responsabilità dell’altro, come scriveva Levinas.  Ed ecco che…

…a lei piace il prossimo suo, che lei sorride agli altri, si interessa a loro. I bambini della Giungla vengono a giocare con i suoi…

A Calais vive anche Ghizlane. Sposata, mamma, lavora al McDonald’s. Nessuno le ha mai rubato nulla in casa. La spesa e la baguette in macchina, regolarmente aperta, non sono mai sparite. Guardare l’altro con occhi diversi, assumersene la responsabilità, l’incontro come la più grande e intensa delle esperienze dell’uomo. Steve Jobs è energia, proiezione e spinta verso il futuro. Rischio. Immaginazione. Think different.